Su Colossal è apparso di recente un bell’articolo con le foto di Caner Cangül e il breve testo di Kate Sierzputowski dedicato a quelle “case degli uccelli” ottomane scolpite come minuscole moschee o palazzi, poi incastonate nelle facciate di veri edifici religiosi e civili. Una versione più ampia e meglio illustrata del pezzo era già comparsa in precedenza sul blog personale di Caner Cangül, Istanbulium, e in generale l’argomento è ampiamente presente nei blog urbani dedicati a Istanbul. I “palazzi dei passeri”, come li ha battezzati il linguaggio popolare, furono costruiti soprattutto per motivi religiosi, come atto di benevolenza verso le creature di Dio, ma si inseriscono perfettamente anche nell’amore degli istanbulesi per gli animali: raramente tengono animali domestici, ma si prendono cura con grande dedizione dei cani e gatti di strada, come abbiamo visto nel film I gatti di Istanbul.
La cura per gli uccelli comuni in Europa ha radici più secolari: dal nutrire le cince ai nidi artificiali per le cicogne, fino alla Giornata degli uccelli e degli alberi. Per questo è particolarmente curioso che a Siviglia la legge del 19 settembre 1896 sulla protezione degli uccelli fosse pubblicata — secondo l’uso del tempo — appellandosi alla devozione infantile, su un azulejo, una piastrella smaltata incastonata nel muro.






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